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In un quadro culturale e giuridico in cui il diritto si fa vettore di «crudeltà amministrata» è ancora possibile immaginare un diritto del lenimento? Ed è ancora realistico attendersi una giustizia capace di gestire il dolore e di condurlo in uno spazio pubblico di riconoscimento e riparazione? Muovendo da questi interrogativi radicali intorno al ruolo del diritto nella strutturazione dell'orizzonte normativo e culturale delle democrazie contemporanee, il libro offre un dispositivo critico a più voci in grado di porre in evidenza e interrogare il lato oscuro del diritto contemporaneo, la cui torsione afflittiva gli autori dei contributi qui raccolti sottopongono a una critica serrata. Il punto di partenza è un presupposto condiviso: la necessità di rifiutare la crudeltà come destino, per riaffermare le ragioni profonde e la moralità intrinseca dell'esperienza giuridica.
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