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Un piccolo e prezioso volume che raccoglie tredici opere di Piero Pizzi Cannella ispirate agli shunga giapponesi. Tra il XVII e il XIX secolo, gli shunga erano illustrazioni e stampe che celebravano la vita e la libertà di amare. Queste immagini di primavera - traduzione letterale di shunga - nascondevano un'intera filosofia dei sensi: un codice di bellezza e misura. Nati in Cina come Chûngônghuà, erano visioni segrete custodite nei palazzi o nei libri di medicina, dove il sapere del corpo si mescolava di sedurre, come spiega Valentina Casacchia nel testo introduttivo. Dal lusso degli antichi rotoli cinesi, dipinti a mano per aristocratici e letterati, queste immagini hanno viaggiato fino al Giappone, dove si sono avvicinati alla gente, entrando nelle stanze di tutti e diventando anche piccoli amuleti e portafortuna da viaggio. Di questi gioielli dell'arte orientale, fragile e splendida, restano oggi pochissimi esemplari su carte. Piero Pizzi Cannella ne riproduce il fascino fuori dal tempo, attraverso una selezione di dieci lavori su carta realizzati tra il 2009 e il 2010. Una raccolta raffinata di opere che descrivono le figure degli amanti orientali con una delicatezza che lascia spazio all'immaginazione e con lo stile unico che contraddistingue l'artista.
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