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«In Trastevere nel giardinetto lungo il fiume» La collezione di antichità Savonanzi De Vecchi nella Roma del Seicento
Capoferro Astrid

«In Trastevere nel giardinetto lungo il fiume» La collezione di antichità Savonanzi De Vecchi nella Roma del Seicento

Editore: Gangemi Editore

Reparto: Arti

ISBN: 9788849250602

Data di pubblicazione: 12/03/2024

Numero pagine: 240

Collana: Arti visive, architettura e urbanistica


30,00€
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Sinossi

Nel primo quarto del Seicento i fratelli Giulio Cesare e Bartolomeo Savonanzi, originari di Bologna, allestiscono in un loro caseggiato in Trastevere, tra la chiesa di S. Agata e il fiume, un piccolo giardino di delizia, dotato di loggia, ambiente conviviale, cantina, arredi scultorei antichi e moderni, fontane e giochi d'acqua. Cassieri dei banchieri Tiberio Ceuli e Giovanni Rotoli, i fratelli si muovono nel mondo dell'alta finanza romana e del grande collezionismo. Nel 1618 chiamano a Roma il pittore Emilio Savonanzi, loro parente, che per l'altare della cappella di famiglia in San Lorenzo fuori le mura dipinge la tela di Santa Ciriaca che fa seppellire i corpi dei martiri. La raccolta di antichità dei Savonanzi, che comprendeva un gruppo scultoreo, alcuni busti, rilievi, sarcofagi e numerose iscrizioni, riflette le personali inclinazioni e le aspirazioni di ascesa sociale della famiglia e suscita l'interesse degli eruditi che visitano il giardino nel corso del Seicento, in particolare Giovanni Battista Doni, Cassiano dal Pozzo e Raffaele Fabretti. Nel 1628 i Savonanzi vendono la proprietà, dotata di un lavatoio e di alcune piccole abitazioni affittate a modesti artigiani, a Luca De Vecchi, mercante originario di Bergamo, la cui famiglia ne resterà proprietaria fino al 1825. Nella seconda metà del Settecento il giardino è affittato a un "melangolaro", Francesco Franchi, e agli inizi dell'Ottocento a Vincenzo Casali, fabbricante di panni, ed è in questi anni che si assiste alla definitiva dispersione della raccolta di antichità. Nel 1887, nell'ambito dei lavori di sistemazione degli sbocchi del nuovo ponte Garibaldi, l'area con il caseggiato viene espropriata dal Comune di Roma e al suo posto sarà edificato il villino progettato da Carlo Maria Busiri Vici per la famiglia Ceribelli.

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