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Giorgione e la «Laura di Vienna»: allegorie, significati, riflessi autobiografici
Soragni Ugo

Giorgione e la «Laura di Vienna»: allegorie, significati, riflessi autobiografici

Editore: Il Prato

Reparto: Pittura

ISBN: 9788863365887

Data di pubblicazione: 27/10/2022

Numero pagine: 102


15,00€
Si fa attendere

Sinossi

La Laura del Kunsthistorisches Museum di Vienna è una delle poche opere assegnate a Giorgione senza incertezze critiche di rilievo. L'unanimità attributiva, consolidatasi dopo il verdetto favorevole di Roberto Longhi (1927), ha trovato sostegno nell'iscrizione esistente sul verso della tavola, la quale, decifrata per la prima volta nel 1908, chiama in causa il giovane maestro, indicando la data di esecuzione del ritratto e il prenome del suo committente. A dispetto di tale fortunata testimonianza gli studiosi si sono divisi ben presto sull'identità della protagonista. Le diverse interpretazioni hanno oscillato tra il riconoscimento nella fanciulla - la quale cela le proprie nudità tra le pieghe di un indumento scarlatto di foggia maschile foderato di pelliccia - di una giovanissima cortigiana o, all'opposto, di una sposa virtuosa. In questo secondo caso il dipinto coinciderebbe con il relitto di un dittico o di un doppio ritratto nuziale in cui si sarebbero fronteggiate le fattezze del misterioso "messer Giacomo" e quelle della sua consorte. La maggior parte degli scandagli esegetici volti ad individuare la destinazione e il significato del dipinto ha condotto a risultati piuttosto deludenti, complici la scarsa attenzione alle manomissioni subite dall'opera nel corso dei secoli e l'incapacità di coglierne le implicazioni allegoriche e i legami con la poesia e la musica, a tutto favore d'una lettura ingenuamente "realistica". Al contrario, come suggerito dal presente studio, disponiamo di indizi sufficienti a ritenere d'essere al cospetto d'una figura femminile eletta ad emblema delle arti, in grado di veicolare, sotto le apparenze di una giovane popolana, contenuti spiritualmente trascendenti. Nella donna, in cui è possibile riconoscere la stessa modella della Tempesta, Giorgione avrebbe trasferito la summa delle proprie tensioni ed aspirazioni artistiche, elevandola ad espressione della propria poetica, già colta nei suoi tratti spiccatamente autobiografici oltre un secolo fa da Lionello Venturi (1913). Riteniamo che in tale processo di immedesimazione il maestro veneto abbia attinto a quelle espressioni liriche medievali - realistiche e giocose - che, appoggiandosi spesso a brani strumentali, si distanziano nettamente dallo Stilnovo, concorrendo a strutturare un linguaggio destinato a trovare espressione - due secoli più tardi - nella frottola (o villotta, villanella o strambotto). Le logiche significanti alle quali Giorgione ricorre nella costruzione delle proprie opere sembrano trovare corrispondenza nella struttura di tali componimenti, nei quali l'enumerazione stringente ed apparentemente caotica di espressioni compendiose, intessuta saldamente con l'universo dei proverbi, dei giochi di parole e dei motti, è stata ritenuta - a partire da Pietro Bembo - indizio della latitanza di un loro senso compiuto.

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