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Editore: ABE
Reparto: Musica
ISBN: 9788872971383
Data di pubblicazione: 13/10/2025
Numero pagine: 380
Dopo il periodo d'oro della canzone napoletana che, a partire dalla fine dell'Ottocento e fino alla prima metà degli anni '30 del Novecento, ha seminato successi europei e internazionali, inizia una crisi della musica partenopea che si manifesta dalla seconda metà degli anni '30 e fino alla fine degli anni '40. La diffusione delle ballate e del sound proveniente da paesi oltre oceano e anche da paesi europei, mettono in grave difficoltà la canzone napoletana (e anche quella italiana) divenuta un fenomeno artistico stantio, scartato dalle nuove generazioni che seguono le nuove tendenze. Rispetto ai grandi successi del passato, in questo periodo soltanto alcune canzoni partenopee riescono a superare le difficoltà, imponendosi sul mercato del disco, come 'Na sera 'e maggio, Che t'aggia ddì, 'O mese d''e rrose, Tammurriata nera, Simmo 'e Napule paisà, Munasterio 'e Santa Chiara, più qualche macchietta (Agata, Ciccio Formaggio, L'hai voluto te, I due gemelli, Dove sta Zazà). Troppo poco rispetto ai periodi precedenti. Fortunatamente la crisi sfuma grazie all'esplosione del fenomeno della commercializzazione (o rinnovamento) e la canzone napoletana torna al suo iniziale splendore. Per debellare la crisi, era necessario un cambiamento radicale e pure una schiera di nuovi autori (e di autori adattati) e di nuovi artisti (e di artisti adattati), da contrapporre agli autori e ai cantanti conservatori. Questi riescono nell'intento di creare un nuovo interesse verso la musica partenopea che addirittura oltrepassa i confini nazionali, affermandosi nel mondo con brani che, ancora oggi, sono eseguiti da artisti di grande popolarità. Come per il periodo dell'industrializzazione della canzone napoletana che viene identificato con il leggendario motivo Funiculì funiculà del 1880, anche il rinnovamento della musica partenopea degli anni '50 è identificabile con una canzone che funge da apripista, ovvero Anema e core, considerata la prima melodia del nuovo "filone confidenziale" della canzone napoletana che rilancia la musica partenopea in Italia e nel mondo. L'artefice di questa nuova scrittura è il poeta Tito Manlio che, immediatamente al dopoguerra, sviluppa l'idea che la canzone napoletana, pur rimanendo fedele agli schemi tradizionali di Ernesto Murolo, E. A. Mario o di Libero Bovio, deve adattarsi ai tempi moderni; deve, cioè, parlare l'antico linguaggio ma con uno stile nuovo. Anema e core viene presentata, per la prima volta, al Festival di Capri del 1950, manifestazione organizzata dalla casa editrice Leonardi, e si aggiudica il primo posto nell'esecuzione di Roberto Murolo. Ma il successo non arriva con il noto menestrello napoletano, bensì grazie al tenore Tito Schipa che la inserisce nel suo repertorio e la rende famosa a livello internazionale. Nell'autunno del 1950, Tito Schipa incide Anema e core su disco La Voce del Padrone. Ma fa anche di più. Il popolare tenore, in dodici incisioni su sei 78 giri, raggruppa quanto di più bello è stato presentato al Festival di Capri nelle prime due edizioni del 1949 e 1950, imponendo quasi tutti i brani e rilanciando pure un'altra composizione di stile moderno che farà la storia: Me so 'mbriacato 'e sole di Tito Manlio e Salve D'Esposito (vincitrice dell'edizione festivaliera del 1949). La leggenda racconta che il testo di Anema e core sia stato scritto da Manlio su ispirazione di un furioso litigio con la moglie e da una successiva pace avvenuta con baci e abbracci e con il trionfo dell'amore. Il successo della canzone è arcinoto; lo slow con ritmo sincopato viene tradotto in moltissime lingue ed è inciso da importanti cantanti, quali Frankie Avalon, Cliff Richard, Grace Jones, Eddie Fisher, Beniamino Gigli, Perry Como, Connie Francis, Amalia Rodriguez e tanti altri.
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