Orsara in Irpinia e Daunia. Il feudo di s. Angelo a Vico Acquidio di Contra dei Lombardi del 1093 e la Domus dei Calatrava confuso dagli storici con Trevico irpino di Bascetta Arturo - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Orsara in Irpinia e Daunia. Il feudo di s. Angelo a Vico Acquidio di Contra dei Lombardi del 1093 e la Domus dei Calatrava confuso dagli storici con Trevico irpino
Bascetta Arturo

Orsara in Irpinia e Daunia. Il feudo di s. Angelo a Vico Acquidio di Contra dei Lombardi del 1093 e la Domus dei Calatrava confuso dagli storici con Trevico irpino

Editore: ABE

Reparto: Storia d'europa

ISBN: 9788872971888

Data di pubblicazione: 05/06/2025

Numero pagine: 158

Collana: Paesi della campania


39,00€
Si fa attendere

Sinossi

Orsara è la Porta dell'Irpinia e della Daunia, le nuove province concepite nel 1861, ma prima di allora fu scelta a sede della più importante abbazia altomedievale dell'ordine di Calatrava. Fondata dai Lombardi di Orsara, la S.Angelo diede vita al borgo che sta per compiere i Mille anni di storia, dai primi Lombardi che lo abitarono, ai tanti commercianti del 1800. In primis vi erano le conosciutissime albergatrici, Filomena Ungaro e Vittoria Campagna che si differenziavano dai baristi dell'epoca, diremmo quelli che facevano solo il caffé, i caffettieri Giovanni Campanella, Vincenzo Fresini, Francesco Paolo Curcio e Giuseppe Cappiello fu Domenico; così da Domenico Toriello che produceva e negoziava solo olii. Così come non avevano stanze per dormire ma solo per mangiare i trattori Lorenzo Martino, Michele Chiariello e Anchille Laurino, e i bettolieri col buon vino: Carmelo Tramonte, Giuseppe De Angelis, Michele Manna, Michele Di Binari, Pasquale Terlizzi, Pietro di Foggia, Felice Baia. C'era in paese anche l'armeria di Carmine e Vincenzo Simonelli, esperti armaiuli, a differenza di Francescopaolo Cappiello di Giuseppe industriante che aveva più che altro un bazar e di Generoso Campanile tutto dedito alla preparazione delle cantine, in quanto bottaio certificato. Difficile a credersi ma c'era anche un cartolaio, Gaetano Liguori, mentre si allungava la nutrita schiera dei barbieri Pietro De Felice, Leonardo Buonocore (se è fu Giuseppe nel 1884 faceva il pizzicagnolo, come Francesco Mastropieri fu Domenico), Costantino Acquaviva, Antonio Pellegrino; e dei calzolai Francesco Paolo e Nicola Valentino, Leonardo Frisoli, Ferdinando Campanella, Pasquale Accettullo, e lo scomparso Ferdinando Cericola fu Vincenzo vivente nel 1884, come pure Gaetano Finamore fu Leonardo calzolaio e mugnaio. Per costruire case ci pensavano i capomastri muratori Michele Bolsa e Gaetano Buonassisi fu Domenico, con i carpentieri Mattia Stefanelli e Antonio Cipriani, non prima di essersi forniti del necessario presso la fabbrica di mattoni di Carmine Fragassi, di Giovanni Mastroprieri o di Nicola e Paolo Clementi; e per fabbricare stoffe ci pensavano Lorenzo Poppa e Concetta Robusto. Fabbri ferrai sotto la protezione di Santa Barbara erano Vincenzo Buonassisi, Biase Buonassisi, Pasquale e Donato Martino, Nicola e Giuseppe Cibelli fu Fedele, in precedenza Donato Cericola fu Michele; falegnami erano Filippo Moscatelli, Francesco Tavolarella, Vincenzo e Gaetano Languzzi/Languezzi fu Pasquale, che avevano preso il posto di Pasquale Accettullo fu Pasquale che non era fratello a Pasquale Accettullo fu domenico, calzolaio. A mezzogiorno in punto però il paese si fermava e tutti correvano a fare colazione, difficilemente a casa e spesso con un pranzo fugace avvolto nella 'mappatella' nelle ceste, o nel grembiule che usciva dalle lunghe vesti delle donne, quando si recavano dai braccianti, o dai giornalieri al servizio nei poderi. Pane profumato fatto in casa, con la farina prodotta in campagna o comprata dai mugnai fratelli De Stefano, Covino e Gaetano Liguori fu Pasquale esercente il mulino a vapore, oppure da Antonio Ferrara, Antonio Pignatiello, Vincenzo Lecce, Battista Terlizzi, Raffaele del Lanno, Leonardo Martino. Il pane, anche quello sfornato dai panettieri Antonio Gabriele, Antonio Giuliano o Michele Fiore, era alla base del povero pranzo dei comuni mortali che non potevano permettersi di acquistare la carne dai beccai Leonardo Del Vecchio, Lorenzo e Francesco Frisoli. Alle mediazioni ci pensavano i sensali Donato e Leonardo Frisoli, Domenico Selvaggio, Giuseppe Branca e Michele Palazzo. Altro genere di negozianti erano quelli in tessuti: Giuseppe Cericola (fu Vincenzo, mercianio), Domenico Toriello, Clemente Cinque fu Fedele (ex negoziante di cereali e merciaio), Pasquale Campagna e Tommaso Covino (fu Angelo, merciaio)...

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