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Border. L'arte e la guerra
Giacardi Alessandra , Ferrando Massimo

Border. L'arte e la guerra

Editore: Ante Quem

Reparto: Arti

ISBN: 9788878491878

Data di pubblicazione: 01/08/2023

Numero pagine: 128


20,00€
Si fa attendere

Sinossi

A trenta chilometri da Kobane, sul confine più "caldo" del globo, il progetto realizzato per un nuovo parco archeologico nell'antica città di Karkemish (moderna Karkamis, Gaziantep, Turchia sud-orientale), indirizza un'area avvilita dal conflitto verso una nuova possibilità di sviluppo. Sulla sponda ovest dell'Eufrate, all'interno del parco inaugurato nel 2019 sono state realizzate tra il 2017 e il 2018 alcune suggestive opere di Land Art ("Border", "La sottile linea rossa", "La soglia"), a fianco delle quali nel 2022 l'artista Michelangelo Pistoletto, in collaborazione con il Prof. Marchetti, ha realizzato la sua opera "Il Terzo Paradiso", a sancire definitivamente il valore dell'area non solo da un punto di vista archeologico ma anche artistico e simbolico. "L'arte e la guerra" è contemporaneamente un progetto di architettura, un esperimento di design e un intervento di land art dai forti contenuti simbolici. Prendendo le mosse dall'interazione con gli archeologi e con la comunità locale, i progettisti hanno optato per interventi dal basso impatto ambientale, attraverso la rivisitazione di tipologie regionali, per offrire al turista l'impressione di un progetto pensato per entrare dialetticamente in rapporto con il luogo. Ma il tratto qualificante dell'intervento, articolato per trasformare idealmente un'intera area sottosviluppata, è l'intervento che mira non solo a recuperare gli archetipi dell'architettura secondo un'indagine storica dei percorsi e dei modelli tipologici dell'antica città sepolta, ma anche a fare immaginare un'alternativa alla guerra e alle sue armi di distruzione. La mostra "L'arte e la guerra" di Alessandra Giacardi e Massimo Ferrando a Verbania nasce a seguito del progetto per il parco archeologico a Karkemish, portando l'installazione "Border" sulle sponde del Lago Maggiore. Trenta steli rossi conficcati nel terreno al posto delle mine ritrovate sotto la polvere ondeggiano sotto l'azione del vento e diffondono nell'aria un ripetitivo suono di campanelli, riconducendo il pensiero ai sussurri dei profughi che a decine di migliaia negli ultimi quattro anni hanno attraversato l'ex campo minato; le trenta luci che si accendono al calare del sole e si confondono con il cielo stellato di un Medio Oriente ferito da eterni conflitti interrogano sulla possibilità di operare una sostituzione che non è solo materiale ma anche simbolica ed è dunque anche un cambiamento di prospettiva mentale: con l'arte, attraverso l'arte, quella distanza che separa l'uomo dal suo abisso viene così idealmente e poeticamente colmata.

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