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Editore: Castelvecchi
Reparto: Scienza politica
ISBN: 9791256146833
Data di pubblicazione: 10/07/2025
Numero pagine: 296
Sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Si è chiamato Francesco. Non credo ci sia stato un altro Papa nella modernità per il quale sia valsa, come per lui, la formula paolina di essere "uomini in questo mondo, non di questo mondo". In questo mondo, cioè immersi nella vita dei popoli, nei loro drammi quotidiani e storici, nelle loro aspirazioni, nelle loro speranze; camminando sulle strade della contemporaneità con la gente comune, condividendone le sorti; fratello degli ultimi, i carcerati come gli immigrati, questi ultimi cercati fin dall'inizio del pontificato in un luogo simbolo come Lampedusa. Non di questo mondo segnato dal dominio dei potenti e della guerra. A questo mondo il Papa non ha mai aderito. Ha guardato invece al suo oltrepassamento. Ha lavorato incessantemente per la pace, inascoltato dal potere, come quando ha denunciato questo intero modello di sviluppo invocandone il cambiamento per la salvezza dell'umanità. Per dirla con Albert Camus ha "resistito all'aria del tempo". Non è stato facile, non sarà facile per chi vorrà ancora provarci, sia nel campo religioso che in quello secolare. L'aria del tempo è mefitica. È l'aria della guerra che tra le sue vittime, insieme alle stragi di innocenti e alla devastazione, annovera la lingua stessa, dopo avere divorato la politica. Papa Francesco l'ha contrastata apertamente, irriducibilmente fino a chiedere il disarmo persino nella parola. Lui stesso profeta disarmato ma anche ultimo leader mondiale. I potenti del mondo non lo hanno ascoltato [...]. È stata così potente questa sua immagine che ha continuato a vivere anche da morto, in quella straordinaria presenza di popolo, in quella fiumana di gente comune, di giovani che è affluita al suo funerale mettendo in luce quella parte di società civile che la politica e le comunicazioni di massa non ci consentono di vedere. La domanda si impone. Dove stanno, cosa fanno nei giorni ordinari tutte queste maree di giovani motivati, oggi così partecipi? L'evento ha messo in luce un mondo altrimenti sconosciuto e questo interroga anche la politica che, almeno per una parte, potrebbe essere aiutata dal superamento di un ricorrente errore interpretativo, che è consistito nell'avere considerato, da parte di qualcuno, il Papa di sinistra o, addirittura, comunista. Già l'applicazione a una realtà religiosa di categorie proprie della politica lo è in sé, ma è, soprattutto, la tesi a costituire un rovesciamento della realtà. Non è che il Papa sia stato di sinistra, è che il messaggio di Francesco è apparso, al mondo di sinistra, orfano della grande politica, come un messaggio che raccoglie anche le sue istanze profonde. Non è il Papa a essere stato di sinistra, è la sinistra che ha ascoltato dal Papa le parole che voleva sentire. La questione, invece che indurre a un'impossibile appropriazione, dovrebbe indurre a riflettere criticamente su di sé. Nel suo ultimo atto, il funerale, Francesco ha accolto il mondo intero, il popolo e il potere. Il popolo lo ha amato, nel potere ha vissuto la solitudine del giusto. La sua morte ha fatto inginocchiare i potenti, ma solo per il tempo del funerale. Speriamo che domani il suo popolo non lo debba rimpiangere.
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