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Editore: Araba Fenice
Reparto: Storia d'europa
ISBN: 9788866179726
Data di pubblicazione: 15/09/2025
Numero pagine: 268
Per anni il generale Zerrillo ha cercato ogni possibile traccia degli "uomini di Giarabub". Per individuarli ha mobilitato gli uffici anagrafe dei comuni più remoti e, lo ripete egli stesso, le stazioni dei carabinieri, fonte indispensabile per ottenere informazioni altrimenti inarrivabili. Ecco, dunque, il suo metodo: ricerca dei documenti, rintraccio dei "testimoni", dei loro eredi e conoscenti e l'esplorazione, diretta o indiretta, dei luoghi teatro delle vicende di "protagonisti" e "comparse" dei suoi saggi. I frutti del lungo lavoro sono consegnati al lettore con stile narrativo accattivante, fluido, arricchito da icasticità delle immagini e precisione dei termini tecnici quando si addentra nell'esame di reparti e di armi. L'indagine sugli "australiani" che presero parte all'assedio di Giarabub, compiuta specialmente dal capitano Cappone, è un "caso di scuola" di ricerca storica, meritevole di essere proposto quale modello in un convegno di studio sul rapporto tra indagine archivistica e responsabilità che lo storico deve sempre sentire verso la "verità", nel rispetto delle fonti. Il generale Zerrillo non nasconde che mentre compiva la ricerca e ne consegnava i risultati alle pagine del volume sentiva martellare in memoria questo o quel verso della Canzone di Giarabub. Quello forse più assillante sono forse i conclusivi: "Sono morto per la mia terra, / ma la fine dell'Inghilterra/ incomincia da Giarabub". Il crollo dell'impero coloniale italiano, osservò acutamente Winston Churchill, fece la differenza tra il prima e il dopo dell'Italia nella storia. Se nel 1940-1941 la guerra nell'Africa settentrionale avesse avuto altro corso, l'asse italo-germanico si sarebbe impadronito degli immensi imperi coloniali di Francia e Gran Bretagna con ripercussioni di dimensioni planetarie e di durata imprevedibile. Il mondo non sarebbe quale attualmente è. Lo percepirono agli autori della Canzone di Giarabub, come il regista e gli interpreti del film subito dedicato all'impresa, al pari dei primi giornalisti che intervistarono i reduci dall'assedio. Fu il caso di Gian Dal Po, pseudonimo di Gianni Brera, la cui facondia ebbi modo di apprezzare mentre, conversando di storia, spartivamo pane e pesci appena scottati su pietra arroventata in una delle trattorie della sua terra. Dalla Prefazione di Aldo A. Mola
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