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Il testo si articola in una sequenza di meditazioni ontologiche che destrutturano le polarità classiche tra relativismo e assolutismo morale, tra imperativo categorico e volontà personale, giungendo a delineare una terza via: l'etica come risposta a un'esigenza che non è scelta, ma accadere dell'obbligazione nel mondo. L'oggettivismo etico spadoniano è un pensiero dell'urgenza, del "devi" che si impone senza garanzia, e che non chiede assenso ma esposizione. Esso si situa nel luogo in cui ogni fondamento è venuto meno, e tuttavia si rivela ancora possibile una pratica del giusto. Attraverso una critica immanente tanto all'etica kantiana quanto alle derive postmoderne della disintegrazione normativa, Spadoni costruisce un lessico radicalmente nuovo, in cui parole come "dovere", "giustizia", "comunità", "testimonianza", vengono ricalibrate alla luce di una nuova ontologia della ferita. L'etica non è più un sistema, ma uncampo di forze fenomenologiche che si manifesta nell'interazione tra il gesto, l'altro e l'irriducibilità della mancanza. Ogni atto etico è perciò infondata verità in atto.
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